Lunedì 17 ottobre ci siamo recati in visita al birrificio artigianale Garlatti Costa di Flagogna, accompagnati dalle  prof.sse Marina Marcuzzi e Ilaria De Pol.

Siamo giunti in un ambiente nuovo, moderno e ben curato. Una volta al suo interno, siamo stati accolti con simpatia dai loro gestori che ci hanno subito spiegato come viene prodotta la birra, a partire da quattro ingredienti fondamentali: orzo, luppolo, lievito e acqua. La sorpresa più grande è stata però la possibilità  di assaggiare alcuni semi ottenuti da diversi processi di maltazione e vedere i macchinari con i quali si produce la birra.

La produzione di questa azienda arriva a circa 500 hl di birra all’anno e le varietà prodotte sono oltre una ventina, tra le quali la birra alla ciliegia, al lampone o allo zafferano, realizzata in collaborazione con l’Università di Udine; alcune si possono addirittura trovare solo una volta all’anno, come ad esempio la birra prodotta in occasione delle festività natalizie. Trattandosi di un birrificio artigianale, questa speciale bevanda non viene sottoposta a pastorizzazione e microfiltrazione durante il processo produttivo.

All’interno del birrificio ci lavorano tre persone: Severino, Sara ed Enrico. Severino è il capo dell’azienda e si vede a occhio nudo quanto ci tenga alla sua attività.

L’azienda si trova in mezzo alla natura, è presente sul territorio dal 2012 e dal 2014 ha iniziato a coltivare l’orzo da cui ricava il malto che l’azienda usa nella produzione della birra, mentre l’acqua che viene utilizzata è quella dell’acquedotto Val d’Arzino, molto limpida e pulita.

Il nostro viaggio alla scoperta delle piccole realtà produttive del nostro territorio ci ha portati poi verso un’altra destinazione: l’azienda vitivinicola Emilio Bulfon di Valeriano, un paesino immerso nella natura e vicino al greto del Tagliamento, perfetto per chi ama il verde e il ciclismo.
È un’ azienda con tantissimi vigneti che si estendono per molti ettari. Al nostro arrivo la signora Alberta Bulfon ci ha subito spiegato che si era appena conclusa la raccolta dell’uva e davanti ai nostri occhi si stava svolgendo la pigiatura e la produzione del mosto di vitigni autoctoni che erano stati recuperati e coltivati con passione: Piculit-neri, Forgjarin, Scjarin e Uccelut.

Visitare la cantina è stata un’esperienza unica perché al suo interno il visitatore può ammirare grandi botti di legno e di ceramica.

Tutto qui ci parla di territorio, storia e cultura, nulla è stato lasciato al caso! Pensate: il logo stilizzato dell’azienda è stato tratto da un mosaico raffigurante l’ultima cena di Gesù insieme ad altri tre discepoli, nel momento in cui stanno versando del vino e mangiando fette di pane! L’opera originaria a cui si sono ispirati è attualmente conservata nella chiesa di Santa Maria Dei Battuti dello stesso paese. Il nostro percorso si è concluso nella sala degustazione dove si possono vedere e gustare i vini imbottigliati da questa azienda vinicola straordinaria che riesce a rimanere unica nel suo genere, pur essendo circondata da una grande produzione sia di vini del Collio che delle Grave.

Quello che ci è piaciuto di più è stato il territorio dove si trovano queste due realtà e lo spirito che le guida: una piccola produzione ma di qualità, l’attenzione al territorio e all’utilizzo di prodotti a Km.0, l’importanza data alla preparazione seria dei prodotti venduti e alla formazione professionale dei gestori, consapevoli che un buon prodotto riesce spesso a far concorrenza alle grandi aziende del mercato nazionale e internazionale.

A proposito! Non abbiamo assaggiato, né un boccale di birra e tanto meno un calice di vino, ma abbiamo potuto godere dei loro aromi e dei profumi di questo territorio così ricco e pieno di sorprese.

 

Classe 2^A- Scuola Secondaria di primo grado di Forgaria