Noi, ragazzi delle classi 1a e 1b della scuola secondaria di primo grado di Majano, il giorno 29 marzo 2023, siamo stati in gita al castello di Ragogna che si trova su un’altura, nel borgo di San Pietro, nel comune da cui prende il nome.
Saliti sull’autobus che ci avrebbe portato alla fortezza, eravamo tutti emozionati, facevamo un sacco di confusione tanto che le professoresse ci hanno zittiti più volte.
Subito scesi ci siamo recati, in fila per due, verso il parcheggio della rocca, dove c’erano delle capre e, alzando lo sguardo, sulla sommità del dosso, abbiamo immediatamente notato il meraviglioso castello. La prof.Mauro ci ha spiegato che le mura erano state ingrandite per ospitare gli abitanti del borgo durante le guerre. La nostra insegnante ci ha spiegato che è l’unico castello della zona che hanno ricreato i percorsi di ronda. Dopo abbiamo visitato gli interni e ci sentiamo veramente dei soldati del 1066, anche se alcuni di noi avevano le vertigini! Infine il castellano ci ha mostrato le prigioni.
Breve spiegazione storica
Gli antichi Romani costruiscono a San Pietro di Ragogna il “Castrum Reuniae”, un accampamento romano che controllava la pedemontana friulana a difesa della strada romana che portava nel Norico. In epoca longobarda diventa un’importante fortificazione dove si rifiugiano le popolazioni per proteggersi dalle invasioni degli Avari.
I successivi documenti sul castello risalgono al XII secolo, al tempo dei suoi feudatari, gli Eppestein, duchi di Carinzia, i quali nel 1218 cedono il feudo ai Ragogna, anch’essi di origine tedesca. E’ il momento del massimo splendore: durante le lotte fra il Patriarca di Aquileia ed i duchi d’Austria, i Ragogna si schierano con quest’ultimi diventando famosi soprattutto per numerose operazioni di brigantaggio.
Nel 1365 il Castello viene espugnato dal Patriarca. Nel XV secolo diventa proprietà della Repubblica Veneta. Successivamente, nel 1503, i Conti di Porcia acquistano il feudo ed il castello, restaurato, diventa una residenza secondaria.
Il terremoto del 1511 e l’incendio del 1560 sono fatali; il sito viene abbandonato definitivamente alla fine del secolo XVIII e donato al Comune. Solo dopo il sisma del 1976 verrà ricostruito come oggi lo possiamo ammirare.

Dopo aver visto le prigioni la professoressa di storia ci ha mostrato un falso ingresso che serviva da trappola per i nemici.
Dopo aver osservato il cortile, il responsabile ci ha portato all’interno della torre. Entrati abbiamo notato vari tipi di pavimenti , tra cui uno in cocciopesto cioè un materiale impermeabile fatto con dei ciottoli sbriciolati e poi messi assieme con della malta.
Sempre lì dentro c’era la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. La stanza successiva era quella del camino, adesso adibita a conferenze e mostre. Siamo saliti su un terrazzo dove si vedeva il punto più stretto del Tagliamento e le vecchie torri che con il terremoto del 1511 erano cadute al suolo. Dopo molte altre spiegazioni finalmente nel prato sottostante la collinetta del castello abbiamo organizzato il pic nic, mentre un nostro compagno distribuiva delle barrette di cioccolato perchè era il suo compleanno. Prima di andare a fare una passeggiata alcuni di noi hanno cercato di dare da mangiare alle capre, senza successo!
ll tempo stringeva: dovevamo tornare a scuola, che tristezza! Però potevamo ancora approfittare del breve viaggio di ritorno per qualche chiacchiera e risata.
Siamo tornati felici e contenti: questo castello vale davvero una visita!